giovedì 1 novembre 2007
STATO AVVELENATORE E CORRUTTORE.
Se un Governo dichiara una “zona di interesse nazionale per l’alto rischio ambientale” e, pertanto, decide di finanziare opere di bonifica, nel contempo dovrebbe adottare la più elementare delle profilassi: quella di impedire che in quella medesima zona si verifichi un ulteriore degrado e almeno che non giungano altri veleni ambientali.
Se lo stesso Governo decide, invece, di localizzare nella medesima zona discariche (Terzigno), mostruosi depositi di ecoballe (Giugliano) o enormi inceneritori (Acerra) questo significa che quel Governo non solo non ha alcuna intenzione di bonificare sul serio l’ambiente ma, al contrario, ha deciso di avvelenarlo ulteriormente.
Perché dunque un Governo assume provvedimenti in apparenza così contraddittori? Perchè il Governo decide di immettere tali e tanti veleni proprio in quelle zone che ha dichiarato avvelenate e vicine al crack ecologico?
Che spiegazione logica c’è?
Analizziamo i fatti.
La Regione Campania da decenni vive nella cosiddetta emergenza rifiuti. Questo grazie alle scontate connivenze con il potere camorristico e alla mancata volontà di trovare soluzioni definitive. Ma la coscienza civile in una certa qual misura è cresciuta: nessuna comunità è disposta ad accettare impianti di smaltimento rifiuti anche a causa della loro dimostrata nocività e dell’alta incidenza di patologie di origine ambientale che vi sono sul territorio. Occorre, allora, trovare un sistema per ottenere il consenso della maggior parte della popolazione di quelle aree in cui si devono localizzare tali impianti. Chi è che può garantire tale consenso? Il potere politico più prossimo ai cittadini, le amministrazioni comunali, ovviamente.
Quali sono le pressioni che si possono fare su queste amministrazioni? La prima è il ricatto: se un Sindaco ha una casa abusiva, ad esempio, si può chiudere un occhio o si possono aprirli entrambi, dipende dal comportamento più o meno condiscendente del primo cittadino. La seconda, più forte è la corruzione: se una zona è dichiarata ad alto rischio ambientale, lo Stato finanzierà opere di bonifica. Per fare questo, trasferirà soldi alle amministrazioni locali, finanzierà Società di bonifica che a loro volta assumeranno dipendenti (seppur precari). Soldi e clientele, il pane quotidiano di certi amministratori. Non potendo fare questo in via ordinaria, allora lo Stato crea due grandi commissariati straordinari: quello per la gestione dell’emergenza rifiuti e quello per le bonifiche. Ad entrambi giungono ingenti finanziamenti. In tal modo si rabboniscono i sindaci che, a loro volta, rabboniscono le comunità. Ecco perché la zona di impianto deve coincidere con la zona di bonifica. Non per una follia del legislatore, bensì per il lucido calcolo che solo l’impegno di risorse straordinarie può corrompere le amministrazioni locali. Ricordate come ad Ariano Irpino in cambio di 20 giorni di discarica furono concessi cinque milioni di euro per la messa in sicurezza e la bonifica del sito. Bonificare significa rimuovere i rifiuti “tal quale”. Allora perché non eliminarli a monte con la raccolta differenziata invece di continuare a sperperare soldi per la stessa immondizia? Evidentemente quello dei rifiuti è solo uno stratagemma per corrompere, controllare e far fluire ingenti somme in ogni direzione. Da un lato si accumulano veleni, dall’altro si rimuovono (ciclo vizioso). Lo Stato, senza idee qualificanti, incapace di progettare sviluppo, privo di autorevolezza amministrativa, si è trasformato in avvelenatore e Grande Corruttore. A farne le spese tutti i cittadini, amministratori corrotti ed ignoranti compresi, giacchè anche nelle loro famiglie ci saranno ammalati di cancro e figli malformi.
Se lo stesso Governo decide, invece, di localizzare nella medesima zona discariche (Terzigno), mostruosi depositi di ecoballe (Giugliano) o enormi inceneritori (Acerra) questo significa che quel Governo non solo non ha alcuna intenzione di bonificare sul serio l’ambiente ma, al contrario, ha deciso di avvelenarlo ulteriormente.
Perché dunque un Governo assume provvedimenti in apparenza così contraddittori? Perchè il Governo decide di immettere tali e tanti veleni proprio in quelle zone che ha dichiarato avvelenate e vicine al crack ecologico?
Che spiegazione logica c’è?
Analizziamo i fatti.
La Regione Campania da decenni vive nella cosiddetta emergenza rifiuti. Questo grazie alle scontate connivenze con il potere camorristico e alla mancata volontà di trovare soluzioni definitive. Ma la coscienza civile in una certa qual misura è cresciuta: nessuna comunità è disposta ad accettare impianti di smaltimento rifiuti anche a causa della loro dimostrata nocività e dell’alta incidenza di patologie di origine ambientale che vi sono sul territorio. Occorre, allora, trovare un sistema per ottenere il consenso della maggior parte della popolazione di quelle aree in cui si devono localizzare tali impianti. Chi è che può garantire tale consenso? Il potere politico più prossimo ai cittadini, le amministrazioni comunali, ovviamente.
Quali sono le pressioni che si possono fare su queste amministrazioni? La prima è il ricatto: se un Sindaco ha una casa abusiva, ad esempio, si può chiudere un occhio o si possono aprirli entrambi, dipende dal comportamento più o meno condiscendente del primo cittadino. La seconda, più forte è la corruzione: se una zona è dichiarata ad alto rischio ambientale, lo Stato finanzierà opere di bonifica. Per fare questo, trasferirà soldi alle amministrazioni locali, finanzierà Società di bonifica che a loro volta assumeranno dipendenti (seppur precari). Soldi e clientele, il pane quotidiano di certi amministratori. Non potendo fare questo in via ordinaria, allora lo Stato crea due grandi commissariati straordinari: quello per la gestione dell’emergenza rifiuti e quello per le bonifiche. Ad entrambi giungono ingenti finanziamenti. In tal modo si rabboniscono i sindaci che, a loro volta, rabboniscono le comunità. Ecco perché la zona di impianto deve coincidere con la zona di bonifica. Non per una follia del legislatore, bensì per il lucido calcolo che solo l’impegno di risorse straordinarie può corrompere le amministrazioni locali. Ricordate come ad Ariano Irpino in cambio di 20 giorni di discarica furono concessi cinque milioni di euro per la messa in sicurezza e la bonifica del sito. Bonificare significa rimuovere i rifiuti “tal quale”. Allora perché non eliminarli a monte con la raccolta differenziata invece di continuare a sperperare soldi per la stessa immondizia? Evidentemente quello dei rifiuti è solo uno stratagemma per corrompere, controllare e far fluire ingenti somme in ogni direzione. Da un lato si accumulano veleni, dall’altro si rimuovono (ciclo vizioso). Lo Stato, senza idee qualificanti, incapace di progettare sviluppo, privo di autorevolezza amministrativa, si è trasformato in avvelenatore e Grande Corruttore. A farne le spese tutti i cittadini, amministratori corrotti ed ignoranti compresi, giacchè anche nelle loro famiglie ci saranno ammalati di cancro e figli malformi.
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4 commenti:
complimenti jean, lucida e puntuale analisi che condivido pienamente. purtroppo c'è da rammaricarsi della perfetta simbiosi, della sintonia, che esiste fra governanti e governati. e con amarezza constatare che siamo rimasti solo in pochi "distonici" ad avere ancora la voglia ed il coraggio di denunciare e di combattere.
Il Sig. Sindaco di Terzigno mi auguro si sia saputo vendere meglio, almeno per 50 milioni di euro. Altrimenti è uno sciocco
Lucida, puntuale e sintetica analisi della situazione. Occorre divulgarle queste verità.
Dopo la droga il "grande Affare" sono i rifiuti, almeno dalle nostre parti.
Ci pensate cosa accadrebbe se il Governo stabilisse: Basta, emergenza finita! Non sovvenzioniamo più niente. Il futuro dei rifiuti ... sono cavoli vostri!?
Immagino che a quel punto partirebbe la "differenziata", o la vera rivolta dei cittadini.
Ma ... qualcuno ha letto Gomorra?
grande Angelo,sento il dovere di ringraziarti,stai lottando anche per me, che sto ferma a guardare,e per questo ,non mi stimo. ciao tina
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