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Diretta corteo in streaming su WebTV: http://www.livestream.com/vesuvioinlotta




"Una diossina intellettuale sta decretando il Declino e la Caduta dell'Impero dell'Essere Umano...
e se non avessi qualche speranza lascerei perdere." F. Battiato
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Invitiamo i singoli, le associazioni, i centri sociali ad aderire all'appello per la costruzione di appuntamenti di mobilitazione e sensibilizzazione su tutto il territorio comprensoriale.

Contro discariche ed inceneritori. Per il Trattamento Meccanico Biologico (MBT): trattamento a freddo dei rifiuti. Per le dimissioni immediate del presidente dell’Ente Parco Vesuvio e di tutti i sindaci colpevoli dell’ecocidio in atto. Per una stagione dell’autogoverno collettivo. Per un nuovo piano rifiuti deciso dalle comunità locali autorganizzate. Per l’avvio reale della raccolta differenziata porta a porta. Per il salario garantito a precari e disoccupati che qui vivono disperano muoiono. Per Riciclo, Riuso e Compostaggio. Per un piano straordinario di bonifica delle aree inquinate. Contro il capitalismo della catastrofe.


Movimento Difesa del Territorio Area Vesuviana

Collettivo Area Vesuviana

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lunedì 22 febbraio 2010

ACERRA: Inceneritore, nube nera e miasmi

domenica, febbraio 21, 2010


Un mezzogiorno di “fuoco” in zona Pantano. La causa non è da attribuirsi ad un improvviso innalzamento della temperatura, ma ad una grossa nube nera che fuoriesce dai camini dell’inceneritore. Tra i contadini della zona scatta l’allarme. Lavoravano nei campi circostanti l’impianto, ma alle 12 di ieri la loro attenzione è stata catturatadalla vista di una grossa nube di fumo nero che traboccava dai camini del termovalorizzatore. In pochi minuti l’area limitrofa è stata oscurata. L’aria invasa da una cappa inquietante e dall’odore nauseabondo.In preda al panico si sono recati in Municipio prospettando al sindaco Tommaso Esposito la scena alla quale avevano assistito. Anche ilsindaco, dalla sua abitazione, si era reso conto di questa “anomalia”.«Ogni mattina il mio primo sguardo va in zona Pantano e questa mattina(ieri per chi legge) l’ho notata anch’io – ha confidato Esposito -. Coni contadini abbiamo parlato anche del consorzio di bonifica». Immediato il suo intervento con l’invio di un fax all’Arpac e a Coccolo, presidentedell’Osservatorio, chiedendo un intervento conoscitivo sull’accaduto.Alcuni tra i residenti in località Pantano hanno testimoniato che dalcielo è piovuta una cenere nera che ha sporcato i panni stesi fuori sui balconi, mentre nella zona si spargeva un odore forte, acre e irritante che ha agitato ulteriormente gli abitanti.Mercoledì scorso l’Osservatorio è stato prorogato fino al completamento del passaggio di proprietà dell’impianto, cioè fino al31 dicembre 2011. L’inceneritore inaugurato il 26 marzo 2009 non ha ancora superato tutti i test del collaudo. Secondo i tecnici dell’Osservatorio ha sforato 3 volte i limiti consentiti per le polveri sottili, con prelievi diretti al camino, mentre secondo i dati della centralina posta nel piazzale della ditta Delfino Spa ha sforato 14 volte dall’inizio dell’anno e più di140 volte dall’epoca dell’inaugurazione al 29 dicembre 2009.Assocampaniafelix e i comitati cittadini protestano: «Non ne possiamo più – dichiara Gennaro Esposito, delegato Assocampaniafelix -. Finoa quando possiamo sopportare soprusi così? Se il termovalorizzatore non è a norma, il sindaco deve pretenderne la chiusura. Gli sforamenti delle Pm10 oltre i limiti di legge erano già un dato sufficiente per dichiararlo non a norma. Adesso, da qualche settimana, assistiamo a queste emissioni di nubi tossiche e maleodoranti di colore nero che inquinano l’aria creando una cappa irrespirabile».Gli ambientalisti chiedono al sindaco l’utilizzo di poteri speciali perfermare queste emissioni, altrimenti annunciano di rivolgersi alla magistratura per i danni causati alla salute dei cittadini e del territorio.

(di Annalisa Aiardo dal Giornale di Napoli)

giovedì 18 febbraio 2010

Report del convegno medico “Salute , Ambiente e Prevenzione Primaria”

Diossina nel latte materno: a Napoli è allarme

(Maria Pirro “Il Mattino” 16/02/2010)

Il disastro provocato dall’inquinamento in Campania l’hanno raccontato scienziati, epidemiologi e medici per l’ambiente. Ci sono tracce di DIOSSINA nel latte materno. Le assenza dei bambini a scuola coincidono con i picchi di smog segnalati dalle centraline dell’ARPAC. Mille gli interventi di mastectomia, la ricostruzione del seno colpito da neoplasia, ogni anno sono eseguiti negli ospedali della regione. E uno studio condotto dall’Istituto Sbarro di Philadelphia e del dipartimento di patologia umana e oncologia dell’Università di Siena dimostra persino che le statistiche ufficiali sul tumore alla mammella sono sottostimate del 26,5 per cento.

«L’esame delle schede di dimissioni ospedaliere fa emergere un’incidenza della patologia decisamente più elevata, soprattutto nella fascia d’età tra i 25 e i 44 anni», afferma il direttore dell’Istituto Sbarro, Antonio Giordano. È allarme in Campania. È rivolta dei medici in difesa dell’ambiente, con l’obiettivo di tutelare la salute pubblica.

All’Ordine dei medici di Napoli ieri sono state presentate le ultime ricerche che documentano il degrado del territorio e l’incidenza di talune patologie, dai tumori alle allergie. Incrociare i dati tra ambiente e salute, è il monito degli esperti, è fondamentale per inquadrare il problema.«Per il cancro al testicolo è già possibile individuare una correlazione tra l’incidenza della neoplasia e le classi di rischio per l’esposizione a discariche di rifiuti», afferma Mario Fusco, il medico che gestisce il registro dei tumori nell’ex Asl Napoli 4, con 17.300 nuovi casi di malattia rilevati in meno di dieci anni (1997-2005). Ma i dati sono ancora parziali: «Il sistema è sbrindellato dal punto di vista dei controlli dell’ambiente», rileva Maria Triassi, docente di igiene del Policlinico federiciano, che non nasconde le criticità: «L’ARPAC che si occupa del monitoraggio è un corpo estraneo che canta e suona in un’orchestra deserta: non esiste un database a disposizione delle Asl».

Di qui l’S.O.S.: «I problemi sono evidenti. Lo dimostrano gli ultimi studi scientifici presentati da esperti autorevoli», afferma Gabriele Peperoni, presidente dell’Ordine dei medici di Napoli che si richiama all’articolo 5 del codice deontologico. «La nostra categoria - spiega - deve interessarsi dell’ambiente e contribuire a lanciare iniziative a tutela della salute. Ma anche le istituzioni devono attivarsi e subito». Invoca il risveglio delle istituzioni anche Flavio Turrà, coordinatore dei lavori della commissione tecnico-scientifica sull’ambiente dell’Ordine, «creata proprio per lanciare input sulla questione ambientale», puntualizza Turrà e ribadisce:

«La Commissione tecnico-scientifica dell’Ordine nasce proprio per lanciare segnali sulla questione ambientale. Servono risposte concrete». In prima linea il medico del Pascale, Antonio Marfella sottolinea: «Tra il 2001 e il 2009, la spesa farmaceutica dell’Istituto per la cura dei tumori è salita del 300%. È passata da 1 euro a 3 euro per cittadino, a fronte di circa 200 posti letto». Con una metafora, Marfella descrive duramente la situazione: «È in atto una lapidazione, perché nessuno si sente responsabile dell’omicidio ma ciò non significa che non si muoia, a causa di questo continuo lancio di pietre contro la salute dei cittadini».

Un bambino su 500 si ammala di neoplasia, fa osservare Ernesto Burgio, del comitato scientifico dell’ISDE. Tra il 1998 e il 2002 i casi di cancro sono aumentati del 3,2% l’anno. Due tavole rotonde e nove relazioni, nel corso del convegno all’Ordine dei medici, hanno ribadito l’importanza della ricerca scientifica e delle conoscenze multidisciplinari.

mercoledì 17 febbraio 2010

Il tramonto della democrazia. 8 DENUNCIATI PER LA MANIFESTAZIONE DEL 13.02.2010

(Adnkronos) - Gli 8 manifestanti, sono stati denunciati per oltraggio al pubblico ufficiale, violenza privata aggravata, danneggiamento aggravato e resistenza a pubblico ufficiale. Si tratta di cittadini incensurati, sia uomini che donne, residenti a Boscoreale e a Boscotrecase. Sono stati identificati grazie alle riprese con videocamere e alle foto scattate dalla Digos. Le indagini sono state svolte oltre che dalla Digos anche dal commissariato di Torre Annunziata.

Da tempo i cittadini di Boscoreale e Boscotrecase sono in agitazione perche' non vogliono l'apertura di una seconda discarica, a cava Vitiello, che ricade nel comune di Terzigno, confinante con Boscoreale e Boscotrecase. Il ministro Carfagna si era recato presso l'aula consiliare del palazzo municipale del comune di Boscoreale per tenere una manifestazione elettorale. I manifestanti hanno ritardato l'uscita del ministro protetta e poi scortata dagli agenti della Digos e del commissariato di Torre Annunziata.

fonte: http://www.libero-news.it/regioneespanso.jsp?id=351526

Siamo indignati dinanzi all'ennesimo abuso da parte dello Stato. 8 persone denunciate per aver semplicemente ricordato ai signori che gestiscono il potere che questa terra non è morta e non accetterà, restando a guardare, il disastro ambientale in atto.

La verità è una sola: hanno blindato la sala consiliare, vietando l’accesso ai cittadini, che per tutta risposta hanno chiesto pacificamente che i loro delegati (due donne, madri di famiglia e un professore universitario) venissero ricevuti dal ministro per presentare, in un documento di 16 punti, un progetto alternativo al piano rifiuti messo in atto dal governo. La dirigente della questura si è fatta portavoce dell'istanza dei cittadini, dicendosi vicina alle posizioni dei manifestanti e ha chiesto di attendere fino alla risposta del ministro.

L'UNICA RISPOSTA ARRIVATA È STATA UNA CARICA INGIUSTIFICATA.

Chiediamo solidarietà a tutte le realtà in lotta e ai cittadini.



martedì 16 febbraio 2010

Il Re è sempre più nudo

Dopo le ultime vicende che hanno visto ancora una volta la repressione poliziesca mortificare la libera espressione del dissenso e zittire la voce rabbiosa di popolazioni sempre più considerate “merce virtuale” dai rappresentanti del capitale totale, non bisogna demordere. Abbiamo capito ancora meglio, dopo il carnevale di Boscoreale, che ogni qualvolta i comitati ed i movimenti autonomi, che dal basso cercano di far valere la propria progettualità antagonista, esercitano un diritto di veto definitivo articolando lo sforzo necessario adeguato alla ri-conversione complessiva di questo perverso “modello di sviluppo”, plasmato interamente sul/nel ciclo astrattizzante della merce e direzionato esclusivamente in funzione della logica della valorizzazione, dell’accumulazione capitalistica, la reazione avversaria mette subito all’opera i difensori e paladini della delega che attraverso un’operazione subdola e a tambur battente (aiutati da operatori dei media venduti e di parte) cercano di destrutturare i fondamenti concreti del soggetto collettivo in formazione riavviando un processo di atomizzazione del sociale che pone nuovamente l’autonomia della politica al posto di comando.

Come definire se non così complessamente quello che sta avvenendo. Oltre le cazzate sparate dal sindaco e dal ministro (guardino bene in casa propria, lì forse troveranno qualche camorrista travestito da assessore, sottosegretario o da burocrate!), oltre la speculazione indegna di pennivendoli al soldo dei potentati economici e politici locali, oltre il balletto osceno messo in campo da qualche fiancheggiatore delle lotte (il rifondarolo con la barba) che qualcuno dovrà educare a più consone prassi rispettose dell’ auto-organizzazione dei movimenti e delle istanze provenienti dal basso.

La sostanza è: dopo che il sociale ha messo in campo una piccola azione di critica, abbandonando per un attimo l’ambito assembleare (spesso asfittico), il Re si è mostrato in tutta la sua nudità. Dopo ogni ripresa di parola da parte dei soggetti materiali, infatti, dopo ogni assalto subìto, la rappresentanza si ritrova vittoriosa e insieme, paradossalmente, indebolita in una sorta di rattrappimento delle sue capacità di mistificazione e di ottundimento delle contraddizioni materiali di classe cui sarebbe preposta. I colpi di coda che cercano di sferrare attraverso la stampa amica è un comportamento da ascrivere interamente alle dinamiche prima ricordate. Il dato reale che rimane è la paura che il Re ha dei suoi “sudditi”.

In questo scenario devastato della politica, le lotte ambientali contro l’inquinamento generalizzato di questa parte a Sud dell’italico territorio (di cui la costruzione di discariche ed inceneritori indicano solo la punta dell’iceberg) rappresentano anche un’operazione di scoperchiamento su quel nugolo di interessi che da decenni saldano i partiti alla camorra e agli imprenditori senza scrupoli, specialmente in Campania, tutti uniti, questi sì, in una distruzione capillare di corpi, identità e culture perseguendo l’unico obiettivo del profitto.

Oggi, per chi ancora non vuol lasciarsi convincere che i giuochi siano chiusi, si tratta di lavorare per incidere in qualche modo sul corso degli eventi e strappare alla loro inerziale concatenazione qualsiasi spazio residuo esperibile, per tentare d’impedire che la “locomotiva sempre più impazzita” del capitale precipiti l’intera umanità in un baratro senza vie di scampo, rispetto a quell’implosione ecosistemica globale che va delineandosi sugli orizzonti del terzo millennio.

La scommessa è ancora lì che ci attende, tutti: o l’uscita, lo scarto radicale, rispetto alle traiettorie da sempre inscritte nel bagaglio genetico del modo di produzione capitalistico, o la comune rovina.

Il percorso ricompositivo messo in atto nell’ultimo periodo lascia ben sperare. Non lasciamoci intimidire.

No Pasaran

Movimento difesa del territorio Area Vesuviana

Collettivo Area Vesuviana

lunedì 15 febbraio 2010

BOSCOREALE. 13 febbraio2010

I comitati civici dell’area vesuviana ed i movimenti di difesa del territorio si sono dati appuntamento presso la sede del Comune di Boscoreale in occasione del carnevale ed in concomitanza della campagna elettorale del Pdl. Presente alla kermesse l’onorevole ministro Mara Carfagna, assente non giustificato l’onorevole Nicola Cosentino. La popolazione, circa 700 persone, presente per informare la cittadinanza e contestare contro l’apertura della seconda discarica (Cava Vitiello) prevista dal piano affaristico criminale deliberato dal Consiglio dei Ministri. Alla richiesta di un incontro con il Ministro, le popolazioni come unica risposta hanno subito la violenza e la durezza della repressione poliziesca. Gli agenti delle forze dell’ordine si sono accaniti contro donne e bambini indifesi scesi in piazza per difendere il loro territorio dall’avvelenamento cominciato trent’anni fa e sancito dal DL 90/2008.

Oggi, come da 15 anni a questa parte, il potere governativo rifiuta il dialogo con le popolazioni che chiedono di partecipare ed autogestire le scelte chiave a tutela della propria salute. Il fallimento di centro sinistra e centro destra in tema di rifiuti nasconde un progetto politico tutto interno al business di rifiuti-connection.

Durante la manifestazione, mentre un gruppo di contatto dialogava con la dirigente della questura per incontrare il Ministro, i reparti della celere sono giunti in numero sproporzionato già in assetto antisommossa ed hanno provocato, con spintoni e manganellate, la reazione pacifica dei presenti. Ancora una volta il piano di repressione messo in campo dal Governo, fiancheggiato dalle istituzioni locali, si è scagliato contro le comunità alle quali ormai è palese l’intreccio, altamente tossico, d’affari fra la politica e la camorra sulla questione discarica ed inceneritori. Non saranno, né oggi né mai, queste azioni ad arrestare le popolazioni in lotta contro questo disastro ambientale.

INVITIAMO LE REALTA’ DI BASE, LE COMUNITA’ E LA POPOLAZIONE TUTTA A PARTECIPARE IN MASSA A TUTTI I MOMENTI DI LOTTA IN DIFESA DEL TERRITORIO E DEL DIRITTO ALLA SALUTE

venerdì 12 febbraio 2010

ASSEMBLEA 11.02.10 - Resoconto

Nell’Assemblea Pubblica del giovedì, sono emerse una serie di proposte per arginare lo scempio ambientale a cui stiamo assistendo, nel silenzio assordante delle istituzioni.
Le riassumiamo qui di seguito:

1. Non delegare, non votare: alle prossime elezioni regionali diamo un segnale forte a questa politica fallimentare
2. Dimissioni immediate degli amministratori locali
3. Presidi e pubbliche manifestazioni
4. Continuare la campagna informativa e formativa sui territori
5. Avanzare istanze di protesta e lettere di denuncia indirizzate al Comune e alla Magistratura
6. Sollecitare e coinvolgere i commercianti in azioni di protesta.

ASSEMBLEA PUBBLICA
OGNI GIOVEDI ore 21:00 Stazione FS di Boscoreale

Prossimi appuntamenti

13 febbraio – Manifestazione. Concentramento in Piazza Pace, Boscoreale, ore 17:00.

16 febbraio – Intervento in Assemblea pubblica, sala consiliare del Comune di Boscoreale. ore 16:30.

18 febbraio – Intervento al consiglio comunale del Comune di Boscoreale, sala consiliare, ore 19:30. (Per questo giovedì non si terrà l’incontro consueto alla Stazione FS di Boscoreale).

Richiesta dati differenziata

La scorsa settimana è stata inoltrata la presente richiesta:

Al Direttore Generale

dell’Azienda Ambiente Reale

Dott.ssa Sara Tufano

e.p.c. Al Sindaco

Dr. Gennaro Langella

Oggetto : Richiesta dati raccolta differenziata

Il Movimento Civico Comuni Vesuviani, ospitato dall’ Associazione Culturale Stella Cometa” ubicata nei locali della stazione F S di Boscoreale - via Giovanni della Rocca 252 - presso i quali intende ricevere le comunicazioni via posta

CHIEDE

Alla S.V. un report aggiornato riguardo la destinazione e la gestione della raccolta differenziata sul territorio del Comune di Boscoreale con le relative specifiche percentuali.

Ringraziando anticipatamente per la sicura attenzione che porgerete alla nostra richiesta, si porgono cordiali saluti.

Il Movimento Civico Comuni Vesuviani

giovedì 4 febbraio 2010

contributo all'analisi della fase

Il progetto che non c’è.

Sud/lavoro/profitto.

In tempi di spaesamento e di grandissimo sconforto, di delocalizzazione spinta di ogni relazione sociale, “fare mente locale” significa rammemorare l’orientamento, ridefinire i contesti delle proprie esistenze nel dialogo congeniale con i luoghi ove esse si danno. Reimparare ad abitare è, per noi, la posta in gioco nella partita contro la megamacchina dell’estraneazione che è la società di capitale. E’ proprio la questione dell’abitare che oggi torna, seppur ancora nascostamente e spesso in modo distorto, al centro della riflessione di chi sente l’insostenibile peso e la trasparente violenza della condizione moderna, del suo accelerare verso “nuove” forme di “flessibilità” (siano esse relative al salario o alle mansioni o, ancora, al domicilio o all’etica); del suo evolvere nel senso della monocultura del profitto che, appunto, a se ogni cosa flette; del suo annichilire i luoghi nella riproduzione di questa materia sociale; della sua volontà di potenza che è volontà coloniale, pervasività delle sue forme di dominio. Come riprendere, quindi, la via dell’abitare occultata dalle abbacinanti trasparenze dei rapporti sociali dominanti? Come abitare? Se la risposta del Capitale a quest’ ultima domanda appare già data nei suoi processi di “globalizzazione” dell’economia e di “mondializzazione” dei suoi presupposti culturali, che attualmente spingono alla moderna Europa di Maastricht, la nostra risposta è, invece, ancora in formazione e per lo più si dà al negativo o in forma interrogativa. Sappiamo bene ciò che non vogliamo e, nello stesso tempo, fatichiamo ad uscire da quella che ci è continuamente rappresentata e spesso ci appare come l’unica storia possibile. Deficitiamo, in sostanza, di visioni attive. E ciò non è certo un caso essendo questa deficienza il prodotto specifico dell’immaginario moderno dominante. Come prodursi, quindi, in visioni attive? Come riprendere il dialogo con il sé nascosto, con la comunità che non c’è, con il luogo che non c’è, con l’abitare che non c’è? Che significa abitare? Sappiamo che ciò rimanda all’accordatura reciproca dimora/dimorante e che questa può darsi abbracciando strategicamente la dimensione locale. Ma come ritrovare il ritmo se le forme dell’esistenza sociale, politica, economica, culturale modellate dal capitale lavorano incessantemente alla disarmonia, allo squilibrio, alla delocalizzazione ovvero alla uniformazione indifferenziata dello spazio sociale/ambientale? Ciò che appare ormai indispensabile è lavorare ad un dimensionamento dei saperi e dei gesti di rottura, di quei saperi e di quei gesti che aboliscono, nel loro prodursi, l’impero delle relazioni di capitale ed alludono all’esistenza di comunità reali. Prodursi in saperi e pratiche non soggiogate, muoversi fuori dalla logica della produzione di profitto è già dar consistenza al progetto-che-non-c’è, ma di cui avvertiamo la necessità. Nelle luci accecanti dell’esistente, piccole zone d’ombra permettono di muoversi al riorientamento di pratiche di liberazione. Nel meridione d’italia, nei nostri territori, le condizioni oggettive dello sviluppo capitalistico hanno concretamente lavorato alla disgregazione sociale ed alla distruzione ambientale senza neppure creare quel surrogato di benessere e di stolida ricchezza che altre parti d’italia hanno “goduto” o “subito”, a seconda dei punti di vista. Pienamente irretiti dalle seduzioni del capitale, ma complessivamente senza “capitali”, eccoci tutti a fare i conti con ciò che rimane: desolidarizzazione, disoccupazione, abbattimento dei redditi, abbattimento dei salari, enorme indebitamento bancario individuale, emarginazione, perdita delle identità, devastazione ambientale e culturale, sviluppo esponenziale dell’extralegalità, delle carcerazioni, corruzione, estesa militarizzazione del territorio, cementificazione selvaggia, impoverimento ed inquinamento delle falde acquifere, inquinamento da fanghi, da pesticidi, …e via così e peggio. Orientarsi in questo desolato orizzonte di cose e di esseri è certo impresa ardua, tuttavia è questa la posta in gioco a meno di scegliere l’emigrazione (che del resto fa parte del medesimo orizzonte) o la fuga (concreta o ideale che sia) verso improbabili paradisi. Orientarsi significa per noi, lavorare nei luoghi di appartenenza al restauro di relazioni non agite dalla dimensione del profitto; è iniziare quella faticosa ma indispensabile opera che chiamiamo ricomposizione comunitaria. E’ in questo percorso di lotta per la ridefinizione dei luoghi della produzione, dello studio, della festa, … dell’abitare che si impara e si insegna ad orientarsi. Sappiamo tutti quanto sia “utopistico” pensare, oggi, questo tipo di lavoro; quanto questa opera di restauro si dia per lo più come allusione concreta. Nelle attuali condizioni storiche l’opera di restauro indossa gli abiti della valenza immaginale. Eppure se sin dall’inizio, nelle lotte sui programmi immediati che dallo specifico locale prendono le mosse (siano essi relativi all’uso della finanza comunale; agli usi civici; al ripristino ecologico del territorio, alla salute; agli inquinamenti; al reddito ed alla difesa del salario; ecc.), questa “utopia” non informerà di sé le ragioni dei conflitti, allora, sarà inevitabile cadere nelle trappole dell’esistente.

Enzo

M.A.A.V.