mercoledì 28 novembre 2007
GLI INCAZZATI
dal MATTINO DEL 25 NOVEMBRE 2007
TRA I SINDACI DEI COMUNI INVITATI COMPARE ANCHE QUELLO DI TERZIGNO.
NON SI LEGGONO PERO' I COMUNI DI BOSCOREALE E DI BOSCOTRECASE.
PERCHE'?
POSSIAMO PENSARE DI PARTECIPARE ANCHE NOI, STUPIDI DECEREBRATI UTOPISTI?
Come chiestomi dal dott. Marfella....
L’ INCENERITORE DI ACERRA COME QUELLO DI COPENAGHEN:
MA MI FACCIA IL PIACERE!
Sono sinceramente indignato per le affermazioni riportate da alcuni organi di stampa da parte della FIBE: l’inceneritore di Acerra è uguale a quello appena costruito a Copenaghen.
Pur convinto sostenitore della Linea Rifiuti Zero, ritengo che si debba evidenziare quanto di falso riportato, allo scopo di smettere di fare prendere in giro i cittadini campani e i lavoratori con informazioni che mettono in rilievo, a mio parere, solo la criminale avidità di FIBE e di chi ha pensato e voluto il MAXI MOSTRO di Acerra, provocando un vero disastro ambientale.
Infatti, il citato inceneritore citato di Copenaghen (presumo l’impianto di Verstforbraending) tratta ogni anno non più di 325.000 tonnellate di rifiuti, cioe’ la metà di quanto previsto ad Acerra!
L’intera Danimarca (che ha una popolazione complessiva pressocchè pari alla sola Campania) ha infatti indirizzato l’impiantistica degli inceneritori verso impianti piccoli , circa 32 (dati del 2002), per un totale di incenerimento annuo di poco piu’ di 3 milioni di tonnellate di rifiuti , cioè poco più di quanto si produce nella sola Campania .
Ogni piccolo impianto, ben distanziato sul territorio, anche per distribuire al meglio l’inquinamento, ha quindi una portata non superiore alle 90.000 tonnellate/anno, cioè non superiori alle 200 tonnellate al giorno, dieci volte meno delle 1.800 tonnellate al giorno previste per il mostro di Acerra!
La cifra di 75 milioni di euro da pagare ancora per completare il Mostro, è persino sufficiente a costruire e completare ex-novo un singolo inceneritore di dimensione medie europee di circa 90.000 tonnellate/anno con le dovute garanzie di impiantistica .
Il Piano PASER 2007, che pure contiene gravissime aberrazioni in tema di impianti di incenerimento mascherati da impianti a biomasse, sancisce pero’ che sono sufficienti non più di 25 milioni di euro per costruire impianti di incenerimento da 100-120.000 tonnellate/anno .
Quindi con 75 milioni se ne possono costruire tre nuovi da oltre 300.000 tonnellate/anno.
In tempi brevi, quindi, si sarebbero potuti costruire (se si voleva) impianti di incenerimento in grado di bruciare il 25% del materiale post- consumo (e non rifiuti) di Napoli.
Con adeguati e idonei impianti di compostaggio per il 30% di “umido” e la raccolta differenziata al 50 % di legge, a Napoli saremmo quasi a posto.
Con Toto’, mi viene solo da dire con amarezza “Ma mi faccia il piacere!” quando si insiste a volere prendere in giro la gente affermando che un maxi impianto come quello di Acerra inquinerà di meno dei suoi piccoli “gemelli” di Vienna, Copenaghen, ecc .
E’ come volere fare credere a tutti che un TIR possa, con le dovute marmitte catalitiche di ultima generazione, inquinare meno di una FIAT 500.
L’Avidità dei “Signori degli Impianti” in questo secolo è Demone più pericoloso e dannoso del Demone dei “Signori della Guerra”, che ha trascinato nel disastro Nazioni intere come il Giappone nel secolo scorso. La Terra intera oggi sta per essere trascinata nel disastro.
Noi in Campania viviamo tutti questo disastro unico al mondo non certo a causa degli ambientalisti idealisti duri e puri, utile copertura mediatica, ma per la pura avidità di puntare a maxi impianti (irrealizzabili in tempi brevi) che devono bruciare tutto senza raccolta differenziata per incassare al massimo (e a vantaggio di pochi) sull’incenerimento dei rifiuti, ricattando tutto e tutti: oggi si ricatta utilizzando i salari dei dipendenti addetti alla costruzione del Mostro.
Ad Acerra, in una zona già disastrata da diossina, e per legge, al massimo si dovrebbe costruire un impianto che sia veramente come quelli di Vienna o Copenaghen, e cioè almeno il 50% piu’ piccolo!
Vuoi vedere che sarebbe gia’ in funzione? Quousque tandem………?
Napoli 27 novembre 2007
Antonio Marfella
Tossicologo oncologo
mercoledì 21 novembre 2007
La truffa della finta class action
Ing. Michele Trancossi - Università di Modena e Reggio Emilia
Finalmente una speranza di Class Action si apre anche in Italia. Anzi, con l'emendamento Bordon rischia di chiudersi definitivamente in Italia.
Che cosa significa il termine Class Action: significa permettere ai cittadini di poter avviare cause collettive nel caso di danni ricevuti da prodotti industriali, da eventi ambientali e da truffe finaziarie. Finalmente anche in Italia si apre lo spazio per i ricorsi collettivi, con un unico processo per tutti i cittadini coinvolti.
Cos’e’
Potremo attivare una class action per chiedere il risarcimento in caso di:
· danni da prodotti difettosi,
· danni da fumo,
· danni da medicinali,
· danni da abuso di posizione dominante,
· truffe finanziarie.
I consumatori potranno chiedere finalmente risarcimenti alle grandi aziende. È la class action, terrore delle industrie americane , che dalla fine degli anni Sessanta sborsano cifre milionarie per pagare i danni a cittadini inferociti.
Storia della class action
La prima multinazionale messa sotto accusa fu proprio
In Italia, il primo tentativo di inserire nel nostro ordinamento l’azione risarcitoria collettiva, risale solo al 2001. Ma da allora le associazioni di consumatori conducono una battaglia asprissima perché anche da noi sia possibile far valere i diritti di chi compra e usa i prodotti. Con la class action, il consumatore diventa parte civile, e con lui l’intera collettività: la causa, quindi, non è più quella del singolo contro un gigante, ma quella di una comunità contro un’azienda. Chissà che ne penserebbero Parmalat, Cirio, piuttosto che la banca popolare di Lodi, Nextra-Intesa, Unicredit-Capitalia di quest’asso nella manica dei cittadini consumatori.
La class action illiberale di Tex Willer
Questo anche se l’emendamento proposto da “Tex Willer” Bordon e da Roberto Manzione e’ difficilmente applicabile e presenta numerosi e pesanti limiti. Dopo una enunciazione di principi degenera in un regolamento applicativo assolutamente limitativo dei diritti dei cittadini.
Si tratta di un modello fortemente limitativo e praticamente inutile, cosa ben diversa da quella americana, che fa tremare le grandi holding, le multinazionali, i cartelli e i poteri forti, grazie a un potere che è realmente dato in mano al consumatore e al cittadino. Ogni cittadino è legittimato a promuovere una class action, la cui regolarità deve essere vagliata e approvata dall’autorità giudiziaria che nomina un curatore. Non ci sono limitazioni riguardo alle tipologie di risarcimenti che saranno oggetto della class action.
La proposta Bordon-Manzione, purtroppo approvata in finanziaria, e’ altra cosa. La solita legge pasticcio all’italiana. Rispetto al modello statunitense limita fortemente il campo d’azione e il numero dei soggetti cui è data facoltà di intentare un’azione risarcitoria collettiva (class action).
I due eroici senatori, complici Dini e Mastella, hanno imposto la collocazione giuridica nel Codice del Consumo. Questa limitazione e’ fondamentale, in quanto permette la class action solo nel campo degli illeciti contrattuali, per cui ogni altro illecito di natura non contrattuale, che lede i diritti o arrechi dei danni a una pluralità di soggetti, non potrà essere materia di una simile procedura. Facciamo un esempio: se una centrale elettrica, un’industria o un inceneritore inquinando provocano malattie diffuse alla popolazione, tra cui silicosi e cancro, non potranno essere perseguite mediante class action, ma solo mediante azioni individuali che si sommeranno rallentando il corso della giustizia.
Solo le associazioni dei consumatori che fanno parte del Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti (CNCU), organo dello Stato, che fa capo al Ministero delle Attività Produttive, formato da 16 associazioni consumeristiche generaliste, potranno promuovere la class action. Si vede bene quindi che si assiste a una vera e propria delegittimazione e discriminazione nei confronti di tutti gli altri soggetti che potrebbero avere legittimo interesse a promuovere un’azione risarcitoria, tanto che su questo procedimento parecchi sono i dubbi riguardo la correttezza costituzionale.
La class action di Bordon e Manzione poi si comporta come un Robin Hood al contrario, infatti giunge ad un paradosso incredibile: la vittoria di un’azione risarcitoria non comporterà automaticamente il risarcimento delle parti danneggiate, ma richiede che ciascun cittadino, sulla base della sentenza collettiva, possa decidere se aprire autonomamente delle singole cause per ottenere il risarcimento. Ecco una nuova allucinante lungaggine… nuove parcelle ad avvocati e nuove spese legali. Un aborto giuridico di questo tipo e’ degno della repubblica delle banane.
Governo e opposizione complici dell’ennesimo pateracchio
Il governo Mortadella, cioè il governo dei mille compromessi e degli equilibrismi puri, ha compiuto l’ennesimo aborto giuridico, complice anche l’opposizione, che ha votato contro o si e’ astenuta, non per sostenere un modello di class-action veramente liberale, ma per negarne anche il cenotafio, ovvero seppellendola completamente.
Troppo comodo per il signor Berlusconi dichiararsi a parole liberale, quando ogni sua azione va in direzione contraria, come in questo caso in cui ha guidato l’opposizione ad affossare con i denti anche questo primo, seppur sterile tentativo. Come scrive nel suo blog Stefano Pedica, deputato dell’Italia dei Valori, “Il Premier e il ministro Bersani, che ha anche presentato in proposito una PdL, hanno chiaramente già deciso che la class action si farà all’italiana, con buona pace delle procedure e del dibattito parlamentare, ma soprattutto delle legittime aspettative dei cittadini. Ora, devo denunciare, naturalmente, non solo il fatto di vederla diversamente dal governo sull’introduzione della class action in Italia, anche se in questo ritengo di stare dalla parte degli interessi del cittadino, ma anche e soprattutto il modo col quale sull’intera faccenda, e in misura ancora maggiore sul modello americano, è stato imposto il più assoluto silenzio. Per cui il cittadino non dovrà sapere, fino al fatto compiuto, che gli si sta tentando di rifilare una legge che sarà da lui scarsamente utilizzata, preferita, per ossequio ai poteri forti, ad altre proposte che realmente possono far valere diritti finora ignorati, e mi riferisco per esempio ai comitati delle vittime di disastri o attentati, ai risarcimenti per le vittime di contenziosi con la pubblica amministrazione o con gli enti locali, alle vittime di vere e proprie truffe finanziarie come i tango bond, Cirio o Parmalat, alle vittime di reati contro l’ambiente, alle vittime di violazioni contrattuali da parte di colossi della finanza e del mercato.”
Il commento di Confindustria
L’organo di stampa di Confindustria, il sole 24 ore si scaglia con violenza inaudita con questo provvedimento. Sembra l’ennesima operazione concordata tra i membri della casta, l’ennesima dichiarazione formale di fronte ad un testo inutile e dannoso:
“Il testo approvato dal Senato sulla class action è un atto grave di ostilità all'impresa e sarà un disincentivo nell'attrazione di capitali stranieri. «È un provvedimento rozzo - dice un comunicato di Confindustria - che espone le aziende italiane e i loro lavoratori a gravi rischi. E i benefici per i consumatori saranno sostanzialmente risibili». Un testo definito «rudimentale», che metterà le imprese nelle condizioni di subire ricatti di ogni tipo, che presenta chiari profili di incostituzionalità, perché legittima associazioni ad agire per conto di singoli senza averne il diritto.
La casta unita per affossare definitivamente una possibilità per i cittadini
Gli oligarchi riuniti, adesso faranno finta di scontrarsi, di discutere sulla costituzionalità o meno della class-action. Cercheranno di farci credere che si tratti di un provvedimento vero, che tuteli veramente qualcuno, ma oscureranno tutti i limiti, che di fatto ne impediscono l’esercizio.
Siamo in Italia, basta parlare di una cosa, basta appropriarsi di un nome, per fare credere al popolo meno educato alla democrazia governante del mondo di avere fatto qualcosa. Il tam-tam dei giornali di regime farà il resto: cioè riuscirà a far credere alla casalinga di Voghera che potrà essere risarcita se il robot da cucina funziona male… Ma non spiegherà che per ottenere anche un solo euro occorreranno vent’anni e tante spese legali.
Finalmente sappiamo quali sono le associazioni consumatori legate alla CASTA
Per fortuna ora, dopo le dichiarazioni delle diverse associazioni consumatori, i cittadini avranno il modo di scegliere a chi rivolgersi per l’assistenza legale.
Per la maggior parte delle associazioni dei consumatori si tratta di una "vittoria dei cittadini". Uniche voce fuori dal coro sono quelle dell'Aduc e del Codacons secondo le quali, invece, la norma approvata produrrà "effetti contrari a quelli sperati".
"Siamo molto soddisfatti del voto al Senato a favore della class action - commenta il Presidente dell'Adoc Carlo Pileri - dopo anni di battaglie finalmente il consumatore italiano potrà avere a sua disposizione un ulteriore e fondamentale strumento di tutela per far valere i suoi diritti e per ottenere un comportamento più corretto da parte di imprese spesso troppo spregiudicate verso i consumatori". Positivo anche il commento del Movimento consumatori e Movimento difesa del cittadino che definiscono l'approvazione "una conquista non solo per i consumatori, ma per il mercato e per uno sviluppo economico equilibrato del Paese. E' una svolta decisiva verso una migliore tutela dei diritti dei consumatori e anche uno stimolo per le aziende ad operare nell'offerta di beni e servizi senza clausole vessatorie, senza pubblicità ingannevoli e all'insegna della qualità e della trasparenza". Sulla stessa linea anche Confconsumatori che definisce l'ok del Senato "una gran bella notizia per i consumatori. Ci auguriamo che
Sconfitta, si ma di Pirro viene da dire.
Ma anche quelle più libere, come ADUC e Codacons
Qualche altra associazione e una buona fetta del movimento Beppe Grillo la pensa in modo diverso.
Di segno opposto le dichiarazioni di Codacons e Aduc.
Codacons afferma: "purtroppo l'Italia avrà la class action all'italiana, ossia una schifezza. Ben lungi dall'essere un'azione collettiva dei consumatori simile a quella americana, il Senato ha approvato un pastrocchio. Non c'è danno punitivo ed i consumatori potranno avere un risarcimento solo se giovani, visto che dovranno aspettare almeno 20 anni prima di poter avere una liquidazione dei danni. Almeno 3, infatti, i giudizi, con almeno 3 gradi l'uno, per un totale di 9 processi".
Giudizio negativo anche per l'Aduc che sottolinea: "con questo voto vengono favorite delle corporazioni che avranno il monopolio dell'azione giudiziaria a dispregio dell'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge".
Su questa questione manca solo la voce di Beppe Grillo. Non avrà le mani in pasta anche lui con qualche lobby consumeristica? Speriamo di sentirlo presto, come ha fatto su altre questioni. Sviare l’attenzione sul suo scontro con Mastella non mi sembra opportuno, almeno in questo momento.
martedì 20 novembre 2007
Conferimento plastica alla Erreplast
Appuntamento in piazza Troiano Caracciolo del Sole (Terzigno) alle ore 15,15 per recarsi all'azienda Erreplast (Gricignano di Aversa) dove conferire, in forma volontaria e gratuita, la plastica raccolta.
venerdì 16 novembre 2007
PANSA SI RIMANGIA LE PROMESSE!
Su Napolionline.org la registrazione del suo intervento presso la Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti
http://www.napolionline.org/content/view/7427/113/
tuttavia, si può ascoltare l'originale anche su RadioRadicale
http://www.radioradicale.it/scheda/239825/commissione-parlamentare-di-inchiesta-sul-ciclo-dei-rifiuti-e-sulle-attivita-illecite-ad-esso-connesse
giovedì 15 novembre 2007
sabato 10 novembre 2007
venerdì 9 novembre 2007
RACCOLTA STRAORDINARIA DELLA PLASTICA
presso l'azienda la plastica da riciclare, a titolo volontario e gratuito, basta avvertire
un po' in anticipo.
Pertanto invitiamo tutti a diffondere la notizia e conservare la plastica presso
le proprie abitazioni.
In seguito, in una riunione, il Movimento darà indicazioni su come conferire la
plastica.
MEMORANDUM
- Fazzoletti di carta------ 3 mesi
- Giornale--------- 3 - 12 mesi
- Filtro di sigaretta------ 1 - 2 anni
- Chewing - gum--------- 1- 2 anni
- Lattina di alluminio------ 10- 100 anni
- Piatti, bicchieri, bottiglie di plastica ------- 100 - 1000 anni
- Sacchetto in plastica ------- 100- 1000 anni
- Polistirolo--------- 1000 anni
- Vetro------ 4000 anni
I RIFIUTI sono una RISORSA, sfruttiamola!
Elena
giovedì 8 novembre 2007
ECOLOGIA E SALUTE di Antonio Marfella
E’ NECESSARIO potenziare la prevenzione primaria per rieducare l’individuo al rispetto del territorio e a un corretto stile di vita.
In Campania, nell’anno appena trascorso, avere scoperto e presocoscienza di uno dei più grandi
disastri ambientali mai vissuti dall’Umanità intera a seguito delcommercio illegale di rifiuti tossici, nella completa assenza di un corretto ciclo integrato dei rifiuti solidi urbani, obbliga tutti i medici ad una profonda riflessione operativa sui temi della tutela dell’Ambiente non certo solo per diffondere una cultura ecologista ma addirittura per salvare il Sistema Sanitario Nazionale quale strumento universale di solidarietà sociale e tutela della salute pubblica.
La Storia e lo sviluppo del Sistema Sanitario in Italia hanno infatti inizio nel XIX secolo: dal nucleo centrale dei servizi per l’Igiene Pubblica ha origine, secondo un processo unitario che investe tutti i Paesi d’Europa, il Sistema Sanitario. A partire dalla metà del XIX secolo la Medicina perde gradualmente il contenuto originario di attività morale ed assume invece una connotazione economica.
Esce cioè dal dominio delle relazioni etiche ed entra in quello delle relazioni economiche. Inizia così quell’intreccio fra aspetti morali ed economici della Medicina che ha caratterizzato sino ad oggi la Storia della Sanità.
L’assistenza sanitaria assume natura di problema distributivo di servizi sanitari finalizzati alla risoluzione di momenti di conflittualità sociale a seguito delle notevoli e gravi disomogeneità nella qualità della vita media della popolazione .
Lo Stato assume e si ritaglia un ruolo definibile come «deflattivo» in quanto la politica statale si indirizza al contenimento della domanda di assistenza e si limita all’essenziale per quanto concerne la offerta dei servizi . La Rivoluzione Industriale, nel suo impeto, induce significativi mutamenti nella organizzazione sociale, produttiva ed economica degli Stati, che genereranno i conflitti e le ideologie che hanno dominato il XX secolo, ma non è in grado di alterare, nell’impatto complessivo, in modo significativo il rapporto Uomo/Ambiente, fatta eccezione per le sole città metropolitane (ad esempio, Londra di fine Ottocento).
Tale ruolo «deflattivo», dopo un periodo di circa cinquant’anni nella seconda metà del XX secolo, in cui, come sancito dalla nostra Costituzione, il diritto alla salute diventa un diritto costituzionalmente riconosciuto dallo Stato Italiano nei confronti dei propri cittadini, e la Medicina diventa patrimonio universale e pubblico sino alla costituzione del Sistema Sanitario Nazionale (1988), sembra oggi prepotentemente tornare alle sue origini di semplice contenimento della domanda assistenziale e di erogazione di servizi sanitari essenziali. Le cause sono da ricercare non solo nell’aumento del numero e soprattutto della età media della popolazione e quindi dei conseguenti «bisogni» sanitari, ma soprattutto in un eccezionale incremento dei costi della assistenza sanitaria legati al vertiginoso sviluppo tecnologico degli ultimi trenta anni nella diagnostica, nella chirurgia e soprattutto nella farmaceutica, che appare regolata da norme sulle brevettazione che, specie quando riguarda malattie ad alto impatto sociale come i tumori, sembrano oggi gravemente anacronistiche in un mondo ormai globalizzato,
densamente popolato, e in costante invecchiamento. Mentre quindi da un lato si assiste ad un palese «ritorno alle origini» con riduzione progressiva di servizi e prestazioni sanitarie pubbliche prevalentemente per il vertiginoso incremento dei costi, dall’altro tale vertiginoso incremento globale della attività industriale e produttiva ormai in tutto il Pianeta, mostra evidenti ripercussioni non soltanto nelle aree urbane metropolitane, sempre più grandi ed estese, ma, come purtroppo accertato dal surriscaldamento globale del Pianeta per eccesso di produzione di CO2, ha dimostrato di avere spostato l’equilibrio Uomo/Ambiente di gran lunga verso le esigenze di «consumo» dell’Uomo, senza tenere in alcun conto la tutela delle risorse dell’Ambiente in cui l’Uomo vive e dal cui equilibrio ecologico ha fondamento e base la sua Salute.
Singolo ma significativo esempio di quanto sovrariportato e principale risorsa ambientale da difendere nell’immediato futuro: il progressivo ridursi ed inquinarsi dell’acqua potabile quale bene pubblico e farmaco essenziale per la vita dell’Uomo. La Medicina Preventiva, pertanto, nel suo differenziarsi nei tre momenti essenziali della Prevenzione Primaria, Secondaria e Terziaria, negli ultimi decenni ha investito risorse (sempre pochissime nel complesso) prevalentemente nella Secondaria (screening) e finanche nella Terziaria (nel follow-up di patologie).
Oggi, a mio parere, diventa invece essenziale e indispensabile recuperare risorse, azioni e potenziare enormemente in tutti i suoi aspetti la Prevenzione Primaria, con una difesa ad oltranza dell’Ambiente quale primo ed invalicabile baluardo a tutela del contenimento dei bisogni sanitari dell’Uomo sia negli aspetti di educazione a corretti stili di vita individuali (es. lotta al fumo di sigaretta) che collettivi (es. politiche del traffico veicolare urbano e lotta agli inceneritori).
Dal momento che i rischi per la salute sono largamente legati oggi al degrado ambientale e ai modelli di vita, i medici devono pertanto orientare con decisione il loro ruolo professionale e civile nell’incidere verso una promozione della Salute anche attraverso draconiane scelte di tutela ambientale.
domenica 4 novembre 2007
APPELLO DA GIUGLIANO
ACCORRETE TUTTI!
RETE CAMPANA COMITATI SALUTE AMBIENTE
giovedì 1 novembre 2007
STATO AVVELENATORE E CORRUTTORE.
Se lo stesso Governo decide, invece, di localizzare nella medesima zona discariche (Terzigno), mostruosi depositi di ecoballe (Giugliano) o enormi inceneritori (Acerra) questo significa che quel Governo non solo non ha alcuna intenzione di bonificare sul serio l’ambiente ma, al contrario, ha deciso di avvelenarlo ulteriormente.
Perché dunque un Governo assume provvedimenti in apparenza così contraddittori? Perchè il Governo decide di immettere tali e tanti veleni proprio in quelle zone che ha dichiarato avvelenate e vicine al crack ecologico?
Che spiegazione logica c’è?
Analizziamo i fatti.
La Regione Campania da decenni vive nella cosiddetta emergenza rifiuti. Questo grazie alle scontate connivenze con il potere camorristico e alla mancata volontà di trovare soluzioni definitive. Ma la coscienza civile in una certa qual misura è cresciuta: nessuna comunità è disposta ad accettare impianti di smaltimento rifiuti anche a causa della loro dimostrata nocività e dell’alta incidenza di patologie di origine ambientale che vi sono sul territorio. Occorre, allora, trovare un sistema per ottenere il consenso della maggior parte della popolazione di quelle aree in cui si devono localizzare tali impianti. Chi è che può garantire tale consenso? Il potere politico più prossimo ai cittadini, le amministrazioni comunali, ovviamente.
Quali sono le pressioni che si possono fare su queste amministrazioni? La prima è il ricatto: se un Sindaco ha una casa abusiva, ad esempio, si può chiudere un occhio o si possono aprirli entrambi, dipende dal comportamento più o meno condiscendente del primo cittadino. La seconda, più forte è la corruzione: se una zona è dichiarata ad alto rischio ambientale, lo Stato finanzierà opere di bonifica. Per fare questo, trasferirà soldi alle amministrazioni locali, finanzierà Società di bonifica che a loro volta assumeranno dipendenti (seppur precari). Soldi e clientele, il pane quotidiano di certi amministratori. Non potendo fare questo in via ordinaria, allora lo Stato crea due grandi commissariati straordinari: quello per la gestione dell’emergenza rifiuti e quello per le bonifiche. Ad entrambi giungono ingenti finanziamenti. In tal modo si rabboniscono i sindaci che, a loro volta, rabboniscono le comunità. Ecco perché la zona di impianto deve coincidere con la zona di bonifica. Non per una follia del legislatore, bensì per il lucido calcolo che solo l’impegno di risorse straordinarie può corrompere le amministrazioni locali. Ricordate come ad Ariano Irpino in cambio di 20 giorni di discarica furono concessi cinque milioni di euro per la messa in sicurezza e la bonifica del sito. Bonificare significa rimuovere i rifiuti “tal quale”. Allora perché non eliminarli a monte con la raccolta differenziata invece di continuare a sperperare soldi per la stessa immondizia? Evidentemente quello dei rifiuti è solo uno stratagemma per corrompere, controllare e far fluire ingenti somme in ogni direzione. Da un lato si accumulano veleni, dall’altro si rimuovono (ciclo vizioso). Lo Stato, senza idee qualificanti, incapace di progettare sviluppo, privo di autorevolezza amministrativa, si è trasformato in avvelenatore e Grande Corruttore. A farne le spese tutti i cittadini, amministratori corrotti ed ignoranti compresi, giacchè anche nelle loro famiglie ci saranno ammalati di cancro e figli malformi.