venerdì 9 maggio 2008
9 MAGGIO 1978
Il 9 maggio 1978, lo stesso giorno in cui a Roma si ritrovava il cadavere di Aldo Moro, era ucciso, in Sicilia, Peppino Impastato. L'ordine fu dato da Tano Badalamenti; la mafia fece saltare in aria il militante di Democrazia Proletaria, animatore e fondatore di Radio Aut, sui binari della ferrovia che collega Cinisi a Palermo. Sarebbe interessante riflettere, ancora oggi, sulle sue scelte politiche, le sue analisi, il suo progetto di mutamento sociale, soprattutto perché, da alcuni anni, sono in atto tentativi di mitizzazione, di sacralizzazione, di appropriazione e strumentalizzazione della sua immagine , da parte dei mezzi di informazione e di parti politiche che tendono a snaturarne il pensiero. L’analisi della mafia, intesa come modello di accumulazione e di interazione con tutti gli aspetti del potere, è stata il punto centrale di questo suo molteplice impegno, fatto di proposte, denunce, controinformazione, mobilitazione. Tutto ciò in netta opposizione con chi ritiene che la mafia sia soltanto un gruppo criminale o un generico comportamento, e che la lotta contro di essa non abbia valenza politica, non sia né di destra né di sinistra. Peppino fa parte di una storia che è quella della lotta di classe diretta dalle grandi forze della sinistra, dai Fasci siciliani alle lotte contadine degli anni ’50, un patrimonio in seguito disperso con l’adozione di una politica di cedimenti e di compromessi.
P.S.: non tremate, son cose che succedono in sicilia..qui da noi non si salta in aria sui binari...perché noi...non vediamo, non sentiamo, e, soprattutto, non parliamo
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