Dopo l’apparente efficientismo della Protezione Civile e nonostante tutte le deroghe alla legge, i problemi lasciati dalla recente gestione dei rifiuti a Napoli e nel territorio – così come dell’emergenza post terremoto all’Aquila – emergono in tutta la loro gravità.
Il governo, che finora aveva sbandierato come suoi successi la pretesta risoluzione di questi problemi, ormai preferisce tacere, e infatti nei suoi discorsi a Camera e Senato, il Premier Berlusconi non ha nemmeno osato accennare alla questione della ricostruzione aquilana.
Governo e Protezione Civile tentano di scaricare le responsabilità sulle amministrazioni locali cui hanno lasciato pesantissimi strascichi sulle spalle – e criminalizzare i cittadini che protestano.
Ma ormai il ritorno dei rifiuti a Napoli di questi giorni, la mobilitazione dei comuni vesuviani, gli inquietanti episodi di violenza, gli attentati e le minacce ai pubblici amministratori stanno lì a dimostrare in tutta la loro drammatica evidenza il fallimento del sistema adottato dalla Protezione Civile di Bertolaso durante il periodo dell’emergenza, rispetto ad un piano integrato che i cittadini ed i comitati della zona chiedono a gran voce da tempo. La stessa Unione Europea ha bloccato in questi giorni il finanziamento di 500 milioni di euro destinato al piano rifiuti in Campania previsto nel piano strategico 2007/2013.
Dopo giorni di guerriglia, di mobilitazione di cittadini e sindaci, di scioperi della fame e veglie di preghiera, il governo si è degnato di dichiarare che non aprirà una nuova discarica a Terzigno, nel parco nazionale del Vesuvio.
Ma questo non potrà fermare la mobilitazione. Quello che manca nella vicenda campana come in quella aquilana è un progetto a lungo termine per la soluzione di problemi che la scellerata gestione dell’emergenza ha solo rimandato. Così come noi aquilani chiediamo una legge organica per la ricostruzione del territorio del cratere (e ci stiamo impegnando a elaborarla, contro un governo che continua a procedere per diktat commissariali e a suon di ordinanze), i cittadini ed i comitati campani chiedono un piano alternativo per la riduzione dei rifiuti, che sia concertato con loro. Solo con una pianificazione organica si potrà evitare una nuova situazione di crisi, prevedibile da qui a pochi mesi.
Nessuno meglio di noi può comprendere i cittadini dei comuni del napoletano che si stanno battendo per difendere semplicemente il loro diritto a esistere, contro la devastazione definitiva del loro territorio e contro lo sfruttamento dello stesso da parte della criminalità.
La nostra storia è la loro: storia di emergenze e di commissari che complicano invece di risolvere. Storia di scelte autoritarie dall’alto che impongono modelli altri al territorio. Storia di silenzio dell’informazione, di cricche, affari e malavita. Storie di criminalizzazione dei movimenti, di manganelli, polizia ed esercito per reprimere il dissenso.
Ai cittadini, alle amministrazioni, ai comitati in lotta esprimiamo tutta la nostra solidarietà.
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