Tappi di cera
Dopo l’assemblea pubblica di giovedì scorso che ha visto una buona partecipazione popolare, dopo il blocco dei camion di rifiuti diretti nella notte alla discarica del Vesuvio, è tempo di rimboccarci le maniche e tornare il più rapidamente possibile alla realtà concreta, quella fatta di scempio ed avvelenamento generalizzato dei territori, per riattivare da subito altri momenti di lotta. A nulla serve continuare ad ascoltare coloro i quali, come uccelli del malaugurio, non hanno altro di meglio da fare che strombazzare in giro cose senza senso al solo scopo di indebolire l’azione autonoma dei movimenti e delle genti autorganizzate. Questo “coro delle sirene” vorrebbe ricondurci tutti in un alveo buonista, lo stesso propagandato dai militanti dell’ordine costituito che cercano di nascondere la loro intolleranza verso il diverso dietro l’invocazione all’autodisciplina come strumento di contenimento del disordine e del conflitto. Ma l’autodisciplina ha bisogno di Valori per funzionare e siccome non ce ne sono più, nessuno può enunciarli se non richiamandosi ad un’astratta quanto inutile responsabilità etica. In realtà quello che si pretende di far rispettare, dato che nel supermercato della politica tutto si può comprare oggi tranne che i valori, è un puro ordine nichilistico fatto di regole, orari, norme di mera condotta che possono funzionare come momenti centrali di socializzazione.
In alternativa, dopo esserci muniti di salvifici tappi di cera, noi crediamo che oggi fondamentale è ripartire dalle potenzialità dei corpi ad agire. In una società reale fatta di individui, di minoranze, di culture del consumo e del lavoro che non si materializzano più in una cultura politica, il passaggio, se c’è, non si situa nella coscienza ma sul territorio. E’ sul territorio che si dispiega la catena del valore. E’ sul territorio che si realizza la mobilità spaziale e la flessibilità temporale della forza-lavoro. E’ sul territorio che la società è messa al lavoro attraverso l’esplosione della giornata lavorativa sociale. E’ sul territorio che si dispiegano i grandi processi di esodo nel mercato del lavoro globale. E’ sul territorio che sono riscontrabili le profonde ferite provocate dalla colonizzazione imprenditoriale che sta facendo dell’ecosistema un campo di sterminio.
Ecco allora come indispensabile diviene tornare a presidiare la nostra terra, e non perché c’è qualcosa da conservare, ma perché bisogna tutto nuovamente ricostruire.
Mai come oggi forse, il fine, il senso di collettivo agire “verso”, appare assolutamente fondamentale.
Contro discariche ed inceneritori. Per il Trattamento meccanico a freddo, riciclo, riuso, compostaggio. Per un Piano alternativo di gestione dei rifiuti concordato con le comunità in lotta.
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